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Dalle passerelle di alta moda ai brand emergenti, lo streetwear ridisegna femminilità e appartenenze dei millennials.

Creatività, qualità dei materiali ed esclusività. Se dovessimo scegliere tre parole per definire le basi del successo dello streetwear forse sarebbero proprio queste. Successo che proseguirà anche nel 2018, soprattutto per i brand di alta moda, che hanno dovuto scendere dai tacchi e attaccare le paillettes ai chiodi per confrontarsi con sneakers e tendenze urbane. Una scelta di tendenza, ma anche voluta per aumentare i fatturati.

Fu così che sulle tee di Prada finirono le ragazze delle copertine e St. Laurent emulò le felpe delle prestigiose università americane.  Persino sua maestà Louis Vuitton propose una collaborazione a Supreme realizzando t-shirt a partire da 450 dollari. Secondo David Fischer, fondatore di Highsnobiety, “A Millennial e Generazione Z viene naturale scegliere lo streetwear, quindi sono i brand di lusso ad aver davvero bisogno delle collaborazioni, non viceversa”.

12 miliardi di euro è la spesa che il Monitor di Altagamma e Bain&Co ha stimato in beni personali di lusso tra il 2016 e il 2017 da parte dei Millennial. E a fare la parte da leone ci sono ovviamente t-shirt, felpe, jeans e sneaker. Guarda caso.

I clienti delle nuove generazioni sembrano così meno legati a canoni e leggi della vecchia moda, tutto diventa quotidiano, diurno, non ci sono più occasioni in cui è sconveniente indossare una t-shirt o le scarpe da ginnastica. Persino la femminilità è diventata più confortevole e discreta, la sensualità meno urlata ed esposta, ma non certo meno curata o voluta. Vogliamo essere originali, unici, ma con naturalezza, come se non ci fosse disciplina e impegno nella creazione di un outfit sporty chic.

E ovviamente ciò che Internet toglie in esclusiva lo trasforma in giro d’affari, soprattutto per i piccoli brand emergenti e le realtà di nicchia, che possono così veicolare storie e idee con strumenti più invasivi di una copertina su Elle e più coinvolgenti di una passerella.

L’appartenenza a questo punto non è più limitata alla propria cerchia di amici, ma diventa social. Ogni acquisto diventa “performativo” e il possesso non è tale fino a quando l’oggetto non viene mostrato al pubblico, magari su Instagram.

L’appartenenza ad un tribù che è sempre più ampia, virtuale e condivisa, all’interno della quale l’originalità, l’esclusivo (nel senso di difficile da trovare), l’artigianale e il ‘su misura’ diventano cifra stilistica e di distinzione. La t-shirt o l’accessorio a questo punto diventano narrazione, il racconto di una storia unica e inedita, possibilmente la propria.

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